Il meraviglioso desiderio della genitorialità ha vinto su tutto!

Danila e Michele il giorno del matrimonio
Danila e Michele il giorno del matrimonio

Di Danila Faiola e Michele Tarquinio.

Desideriamo riportare con soddisfazione e piacere la nostra esperienza genitoriale come persone con disabilità, Michele con disabilità motoria e Danila persona cieca. Siamo genitori di due meravigliose ed energiche bambine di dieci ed otto anni, che frequentano rispettivamente la quinta e la seconda elementare e non presentano alcuna disabilità.

Il nostro matrimonio è avvenuto nell’ottobre del 2007, dopo il susseguirsi di svariate difficoltà dovute ad alcune forme di stereotipi e pregiudizi legati alla nostra unione da parte di alcune persone vicine a noi, ma la motivazione e il desiderio di crearci una famiglia tutta nostra è stato il motore che insieme al nostro amore vicendevole, ci hanno accompagnato e guidato alla realizzazione e alla costruzione della nostra realtà familiare.  

Entrambi siamo stati concordi nel voler diventare genitori, naturalmente dopo aver effettuato delle ricerche genetiche le quali hanno dichiarato che eventuale prole non sarebbero state portatrici delle nostre condizioni di disabilità. La volontà di diventare mamma e papà è stata sempre dominata da grandi emozioni contrastanti di piacere, di paura, di gioia e timore, ma il meraviglioso desiderio della genitorialità ha prevalso sugli stati emotivi di incertezza e senso di inadeguatezza.

Ricordiamo con grande felicità e una profonda commozione il momento della nascita delle nostre due splendide figlie, emozioni intense difficili da poter descrivere a parole. Abbiamo sentito sempre forte dentro di noi che malgrado le situazioni di difficoltà unendo le nostre forze ci saremmo riusciti insieme a crescere le nostre bambine con serenità e non gravando su di loro rispetto alla nostra individuale situazione di disabilità.

Ad oggi ci riteniamo soddisfatti nel nostro lavoro genitoriale anche se riteniamo che ci sia sempre un margine di miglioramento.

Le prime forme di interazione tra madre e bambino si hanno attraverso il gioco di sguardi e le risposte che la madre dà ai sorrisi e agli sguardi del piccolo. Se la madre non vede, è ovvio che sia necessario trovare una forma di comunicazione diversa, che cambierà da diade a diade, questa modalità comunicativa e relazionale è avvenuta con una grande naturalezza con le mie piccole.

Nella nostra famiglia non mancano i problemi e le difficoltà della vita quotidiana, ma ciò che ci supporta a superare i diversi ostacoli è il grande amore per la vita e gli strumenti che abbiamo messo sempre in campo sono l’autodeterminazione ovvero la consapevolezza delle nostre risorse e dei nostri limiti e la nostra capacità organizzativa che ha necessità di essere costantemente presente. Un altro elemento significativo per noi come coppia genitoriale è la capacità di autonomia intesa a sfruttare le nostre potenzialità mediante l’utilizzo di specifiche strategie e di ausili idonei alla nostra vita indipendente, nonché la capacità di saper chiedere in maniera mirata l’aiuto a persone che ci possano sostenere in specifiche attività.

Riteniamo utile sottolineare che la relazione con le nostre figlie si svolge nella naturalezza completa non c’è stato bisogno di spiegare le modalità di approccio con le nostre condizioni fisiche ma è arrivato tutto in maniera spontanea, quando avevano all’incirca un anno di età ricordiamo che entrambe quando portavano loro dei regali al papà dicevano “edi” mentre alla mamma lo portavano in mano per essere toccato.

A tal proposito ci fa piacere citare qualche piccolo aneddoto concernente la nostra disabilità rispetto alla modalità di approccio e di interazione delle bimbe: la seconda delle nostre figlie stando a scuola e studiando i cinque sensi la maestra riferisce che quando viene a mancare un senso gli altri di conseguenza si potenziano e a questo punto che nostra figlia risponde “mia mamma è cieca ma quando non trovo qualcosa lei riesce a recuperarmelo in quanto utilizza bene il tatto e la memoria”.

La nostra figlia invece di dieci anni nello scrivere un testo nel quale veniva richiesto quali erano le cose che avevano appreso nella prima infanzia dai propri genitori lei ha scritto che ha appreso la capacità di non arrendersi e di non mollare rispetto alle difficoltà che si possono incontrare nella vita.

Siamo consapevoli di quanti limiti possa avere una condizione di disabilità ma nello stesso tempo abbiamo la certezza che conoscendo meglio le realtà quanto è possibile valorizzare le capacità che ogni persona possiede malgrado una determinata condizione.

Concludendo possiamo affermare a gran voce che le nostre due stelle hanno portato un significativo sorriso alla nostra vita, siamo legati da un filo invisibile con loro che si chiama amore, ciò che auspichiamo è che possano crescere e autorealizzarsi secondo le proprie inclinazioni e attitudini e che Dio le accompagni sempre nel loro percorso di crescita personale.

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